Francesco e le crociate.
A Pentecoste del 1219, riaffiorano in Francesco il desiderio di avventura, il sogno di cavalleria… Partecipa all’ardore dei cristiani che vogliono toccare la terra di Cristo. Decide di partire! L’esercito dei crociati sta davanti a Damiette. Egli la raggiunge.
È un uomo del suo tempo ma anche l’uomo diverso e in anticipo sul suo tempo ; c’è in lui l’amore per i suoi fratelli musulmani che i crociati sono venuti a combattere. Non contesta l’esercito in se, pur criticandone le mancanze, ma è convinto che l’amore di Cristo passi attraverso l’amore degli uomini, di tutti gli uomini, che siano musulmani, ebrei o cristiani. Eccolo dunque partito all’incontro del Sultano, con il permesso del Papa !
Quando si parla di crociata, bisogna sfatare due preconcetti:
quello che i crociati siano uomini vicini alla santità, colmati di grazie e d’intenzioni sante
ma anche il concetto comune ai nostri contemporanei, di vedere nelle crociate un semplice desiderio di conquista, di potere, di ricerca di mercati e d’arricchimento.
Ammettiamo semplicemente che il buon grano è mescolato alla gramigna.
Non si può negare il grande slancio di fede che ha scosso la gente al richiamo di San Bernardo a Vézelay ma i fatti in seguito hanno dimostrato che era un dovere purificare questo slancio andava purificato!
Un ribelle ?
Francesco aveva capito questo. Lottava contro l’atmosfera dell’epoca ostile all’Islam, e questo modo per liberare i Luoghi Santi non gli piaceva per niente. Ben accolto dal Sultano che lo conosceva forse di fama, la sua iniziativa di pace è nondimeno uno scacco. Allora Francesco non si scoraggia : quello che non può ottenere con le proprie forze umane, lo affida a Dio con la preghiera ed eccolo partito per la Terra Santa : la crociata finisce in pellegrinaggio verso un ritorno alle origini.
Così, questa grande avventura del Medioevo ci appare ricca di punti importanti per i nostri tempi: c’è dapprima questa convinzione radicata nel mondo di quel tempo cioè che la cristianità deve imporsi con le armi. Francesco innanzi tutto non contesta quest’atteggiamento ma in seguito ne comprende la con le armi. Inizialmente Francesco non contesta questo atteggiamento ma ne capisce in seguito la vanità. Tenta allora due approcci per raggiungere la pace : uno politico che non funziona e uno più semplice, come pellegrino che va all’incontro dell’Islam e alle radici stesse della cristianità.
Un testimone per oggi.
Che ne sappiamo delle conseguenze spirituali di quest’esempio dato da Francesco sulla sua epoca e sulla nostra ? Sono di certo immense.
Oggi, mentre la pace del mondo è condizionata per lo più dalla situazione mediorientale, quell’antica vicenda che si svolge tra Vézelay e Gerusalemme passando da Assisi, conferisce un particolare rilievo a questo pellegrinaggio sulle orme di San Francesco.
Sulla Via dell’Eternità, Francesco è « un altro Cristo ».
Dopo il rientro dalla Terra Santa, Francesco abbandona la direzione del suo Ordine e si ritira per scrivere un progetto di vita, una “regola” per i suoi “fratelli”. La termina nel 1223. La regola riceve l’approvazione del Papa.
Francesco festeggia Natale a Greccio dove realizza il primo presepe vivente.
Sempre più identificabile a Gesù del quale è come pieno interiormente, egli si ritira sul monte di La Verna assieme ad alcuni fratelli per una vita di povertà e di preghiera totalmente rivolta a Cristo. È allora che si manifestano visibilmente sul suo corpo le tracce della Passione di Gesù, le stimmate.
Sofferente nella vista, ammalato e quasi cieco, si rifugia nel convento di San Damiano presso le Clarisse. Lì, compone il Cantico delle Creature e redige il suo Testamento.
All’età di 45 anni, il 3 ottobre 1226, egli muore nudo sulla terra nuda nella chiesetta della Porziuncola.
Nel 1228 è proclamato santo e il Papa ordina la costruzione di una basilica ad Assisi. Folle di tutto il mondo vengono a venerare Francesco, il Poverello, considerato il maggiore testimone del Vangelo.